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Salentina in Cucina

Archivi della categoria: Ricette salentine

Agnello di pasta di mandorle

18 venerdì Apr 2014

Posted by salentinaincucina in Dolci e biscotti, Gluten free, Ricette salentine

≈ 13 commenti

Tag

agnello di pasta di mandorle, agnello di pasta reale, agnello pasquale, agnello vegano, mandorle, Pasqua, pasta di mandorla, pasta di mandorle

agnello

La cucina in questi giorni prefestivi è in piena attività, soprattutto nelle ore serali. Impasta, trita, lievita, modella… sporca e disordina…ma le nuove alchimie da laboratorio (vedi lievito madre) convivono con le ricette collaudate, come questa della pasta di mandorla, che trovate qui.

Ho già spiegato quanto la pasta di mandorla sia protagonista nella pasticceria salentina e quale sia la sua simbologia a Pasqua e a Natale. La ricetta è molto semplice. L’unica differenza tra il pesce e l’agnello è, in questo caso, la presenza del mantello, che ho voluto decorare come da tradizione. Per far ciò, basta ammorbidire la pasta di mandorle con del latte di mandorla, mettere il composto in un sac à poche e ricoprire l’agnellino (le cui testine sono facilmente reperibili al sud, molto meno al nord, dove non esiste questa tradizione). Le macchie nere sul vello sono realizzate con l’aggiunta del cacao a questo composto molto morbido.

Per la versione gluten free, basta mettere nel ripieno o del pan di spagna di riso o dei biscotti senza glutine sbriciolati.

Ovviamente non è necessario fare il vello: ho fatto otto agnellini in formato più piccolo e senza mantello, per un originale pensierino pasquale, e sono bellissimi comunque…un regalo gradito anche ai vegani, un agnello che, in questi giorni di polemiche e discussioni, mette d’accordo animalisti e non!

E mentre resto in attesa delle mie lievitazioni naturali, sempre attive e ormai padrone della cucina, auguro a tutti una buona Pasqua!

agnelli2

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Zeppoline finger

30 domenica Mar 2014

Posted by salentinaincucina in Dolci e biscotti, Ricette salentine, Uncategorized

≈ 18 commenti

Tag

crema pasticcera, dolci mignon, festa del papà, pasta choux, zeppole, zeppole di san giuseppe, zeppole Lecce, zeppole salentine

zeppoline finger

Le zeppole di San Giuseppe sono tra i miei dolci del cuore. Quelli che mi riportano a casa, nel mio Salento, quando erano immancabili sulla tavola del 19 marzo, festa del papà. E mio padre, puntuale, arrivava con il suo bel vassoio pieno zeppo, appunto. Pur essendo i dolci “di san Giuseppe”, le zeppole si trovano tutto l’anno nelle pasticcerie di Lecce e dintorni, perché fanno parte della tradizione locale. Il 19 marzo è solo la scusa per fare una scorpacciata legittimata dalla tradizione.

A volte alle tradizioni locali ci si pensa poco, le si dà per scontate finché non ci si sposta in giro per l’Italia: appena mi sono trasferita in Veneto, quando parlavo delle “zeppole” i miei interlocutori mi rispondevano con “frittelle” e “Carnevale”……insomma, quelle che conoscevo io erano fritte, sì, ma ben condite con doppia crema pasticcera (bianca e nera) o anche al forno…e poi con il Carnevale non avevano proprio niente a che vedere!

Allora mi sono documentata su questo dolce che, con lo stesso nome, si mangia in forme e con ingredienti diversi  lungo quasi tutta la penisola. Ho scoperto che la zeppola è tipica dell’Italia centrale e meridionale, anche se è conosciuta anche in quella settentrionale. Poi ne esistono varie versioni: se quella salentina è condita con una doppia crema, quella campana, per esempio, sostituisce la crema al cioccolato con delle amarene sciroppate; quella reggina vuole la ricotta, quella siciliana il miele d’arancio e la cannella (di memoria araba), quella dell’Italia centrale, invece, è sempre fritta e mai condita con creme o ricotte. Come sempre, nell’arte pasticcera, i meridionali esagerano, condiscono, arricchiscono! Quelle che ho voluto riprodurre sono, ovviamente, le mie zeppole salentine.

La tradizione le vorrebbe fritte…e fritte nello strutto se proprio vogliamo essere ortodossi! Io non ho avuto il coraggio, mi sono accontentata dell’olio di arachide e ne ho fatta anche una versione al forno. Poi, visto che va tanto di moda il dolcetto mignon, quello che elimina i sensi di colpa, perché in un solo boccone quasi non ci si accorge di averlo mangiato (non si può mai credere che un solo boccone, così innocente, un bocconcino che non si fa neanche in tempo ad assaporare che è già sparito, contenga una bella scorta di calorie!!) ho realizzato la versione finger di questo carinissimo dolcetto.

Ingredienti

Per la pasta choux

  • 500 gr di farina
  • 250 gr di acqua
  • 100 gr di burro
  • un pizzico di sale
  • olio di arachide per friggere

Per la crema pasticcera

  • 1 litro di latte
  • 4 tuorli
  • 150 gr di zucchero
  • 60 gr di amido di mais
  • semi di vaniglia
  • 1 cucchiaio di cacao amaro

Procedimento

Preparare la pasta choux: in una pentola portare l’acqua a bollore insieme al burro. Togliere dal fuoco e aggiungere in un solo colpo tutta la farina. Mescolare velocemente fino ad ottenere una massa compatta. Lasciar riposare.

Per la crema pasticcera: Versare il latte e i semi di vaniglia in una pentola e portarlo quasi a bollore. In una ciotola mescolare con una frusta le uova e lo zucchero e aggiungere il resto degli ingredienti, tranne il cacao. Quando il latte sarà pronto, versare velocemente il composto di uova e mescolare evitando la formazione dei grumi. Riportare sul fuoco e cuocere fino ad ottenere una crema densa. Prelevare un quarto della crema e aggiungere, quando è ancora calda, il cacao setacciandolo finemente.

In un sac à poche con bocchetta a stella inserire la pasta choux e, sulla placca del forno rivestita con carta oleata, formare delle doppie spirali del diametro di 3 cm. Le spirali devono essere molto strette, perché saranno il supporto per la crema. Passare le zeppole così formate in forno caldo a 180 gradi per 10 minuti, fino a quando si staccheranno dalla teglia. A questo punto friggerle in abbondante olio bollente per 7/8 minuti, a fiamma bassa per evitare che si brucino esternamente. Quando saranno dorate, eliminare l’olio in eccesso e cospargerle di zucchero semolato.

Preparare poi due sac à poche con le due creme. Farcire le zeppole prima con quella bianca e poi con quella al cioccolato. Il risultato è già una gioia per gli occhi…non parliamo poi del palato!!!

zeppole finger

zeppole2

Anche con questa ricetta partecipo al contest di Monique e Paola “Finger food – In un sol boccone”

Cavatelli (“minchiareddhri”) radicchio e salsiccia

08 sabato Mar 2014

Posted by salentinaincucina in Pesce, carne e verdure, Primi piatti, Ricette salentine, Uncategorized

≈ 6 commenti

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asiago, cavatelli, minchiareddhri, pasta con radicchio e asiago, pasta fatta in casa, pasta radicchio e salsiccia, radicchio di Treviso, radicchio tardivo

cavatelliQuesta ricetta nasce dalla fusione tra una pasta salentina, i minchiareddhri (o cavatelli, in italiano) e un condimento tipicamente veneto: radicchio tardivo e salsiccia.

Il procedimento per i minchiareddhri è lo stesso utilizzato per fare le orecchiette, solo con un passaggio in meno: manca il ripiegamento della pasta sul pollice per fare “il cappellino”. Il piatto è veramente facile e gustoso e la pasta può essere preparata anche  con un paio di giorni di anticipo.

cavatelli

Ingredienti

Per la pasta

  • 250 gr di farina 00
  • 250 gr di semola rimacinata di grano duro
  • acqua q.b. (circa un bicchiere)

Per il condimento

  • Due grossi cespi di radicchio tardivo di Treviso
  • 300 gr di salsiccia
  • 1 scalogno
  • 1/2 bicchiere di vino rosso
  • sale q.b.
  • formaggio Asiago q.b.

Procedimento

Mescolare le due farine e l’acqua fino ad ottenere un impasto liscio e abbastanza morbido. Lasciar riposare 30 minuti. Preparare un piano infarinato e ricavare dall’impasto dei filoncini. Tagliare dei tocchetti di pasta (circa 1 cm) e trascinarvi sopra il coltello, in modo che quest’ultimo sia “avvolto” dalla pasta.

cavatelli minchiareddhri

Procedere cosi fino ad esaurimento della pasta. Lasciare seccare i cavatelli-minchiareddhri infarinati (per evitare che si attacchino tra di loro).

Preparare il condimento: tagliare il radicchio e lo scalogno e far scaldare dell’olio in una casseruola. Inserire lo scalogno tagliato finemente e la salsiccia a pezzi piccoli. Far imbiondire la cipolla e aggiungervi il radicchio. Sfumare con il vino rosso e continuare la cottura con un coperchio.

Nel frattempo cuocere la pasta in abbondante acqua salata e, a cottura ultimata, versarla nella casseruola, insieme all’Asiago, facendola saltare con il condimento.

minchiareddhri radicchio

Il polpo alla pignata (lu purpu alla pignata)

11 martedì Feb 2014

Posted by salentinaincucina in Gluten free, Pesce, carne e verdure, Ricette salentine, Uncategorized

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carote, patate, pesce, polpo, polpo alla pignata, pomodoro, purpu, sedano

foto 1 (8)
Lo so, questa è una ricetta un po’ anacronistica in pieno inverno, con la pioggia battente e lontani anni luce dal mare.

Ma la voglia di mangiare il pesce si fa sentire ogni tanto anche in inverno…e questa volta è stato un polpo ad allettarmi. Peraltro non avevo molto tempo da passare in cucina…e l’ho preparato in pausa pranzo per la cena, memore del detto salentino “lu purpu se coce intra’all’acqua soa stessa”…che, come si può intuire, significa che il polpo non ha bisogno di particolari attenzioni né di aggiunte, perché si cuoce, appunto, nella sua stessa acqua. Ci sono molti modi di preparare questo mollusco; la ricetta tradizionale salentina è quella della “pignata”, della pentola in terracotta (che, mio malgrado, ho dovuto sostituire con una pentola dall’aspetto più moderno).

Ingredienti per due persone

  • Un polpo da 400 grammi
  • 4 patate di media grandezza
  • 1 carota
  • 1 gambo di sedano
  • 1 cipolla
  • una manciata di pomodori ciliegino
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • 2 cucchiai di olio evo

Preparazione

Innanzitutto occorre tagliare la testa del polpo, eliminare tutto l’interno e lavarlo bene.  E’ molto importante che il polpo sia decongelato: in questo modo la fibra sarà più tenera e si cuocerà con più facilità.

Dopo averlo pulito e lavato, tagliarlo in pezzi e metterlo in una pentola (pignata) con i due cucchiai di olio.foto 2 (7)

Lasciare in cottura per circa 30 minuti, fino a quando il polpo da bianco diventerà rosato. Sfumare con il vino bianco.

foto 3 (1)

Aggiungere a questo punto le patate tagliate a tocchetti, il sedano, i pomodori, la cipolla e la carota. Lasciar cuocere per altri 25/30 minuti, fino a quando il polpo non diventerà tenero.

Trasferire nel piatto da portata e accompagnarlo, a piacere, con del pane fresco o dei crostoni saltati con olio in padella.

foto 2 (9)

Orecchiette alle cime di rapa

04 martedì Feb 2014

Posted by salentinaincucina in Pesce, carne e verdure, Primi piatti, Ricette salentine, Uncategorized

≈ 5 commenti

Tag

broccolo, cime di rapa, orecchiette, orecchiette alle cime di rapa, pasta fatta in casa, semola di grano duro


Le orecchiette, si sa, sono un piatto tipicamente pugliese, con leggere differenze tra la zona del barese e quella del Salento. Quelle baresi, infatti, sono un po’ più piccole e sottili rispetto alle orecchiette salentine.

Il condimento con le cime di rapa è invece tipicamente barese; quello salentino è il sugo di pomodoro, accompagnato possibilmente dalla ricotta forte (shkante, come si dice in dialetto…una crema a base di ricotta fermentata dal gusto decisamente forte!!).

Per fare questo piatto sono stata ispirata da un mazzetto di cime di rapa in vendita in un supermercato veneto!!! (Da queste parti, infatti, le cime di rapa non si trovano, anche se si possono facilmente sostituire con il classico broccolo o, meglio ancora, con il locale broccolo “fiolaro” che si trova in questo periodo in Veneto e che ha un sapore un po’ più dolce della cima di rapa).

La tecnica delle orecchiette, molto diffusa nel Salento, l’ho imparata soltanto la scorsa estate, durante un corso di cucina salentina a Lecce…e non è assolutamente difficile, anche se ci vuole un po’ di pratica per acquisire velocità.

Ingredienti per 3 persone

Per le orecchiette

  • 150 gr di farina 00
  • 150 gr di semola rimacinata di grano duro
  • un bicchiere scarso di acqua

Per il condimento

  • 200 gr di cime di rapa
  • 4/5 pomodori (vanno benissimo anche i pomodori secchi)
  • 1 spicchio di aglio
  • olio evo
  • pepe (facoltativo)
  • pan grattato (facoltativo)

Procedimento

Preparare le orecchiette setacciando insieme le farine e aggiungendo, poco alla volta, l’acqua, fino a completo assorbimento. L’impasto deve essere compatto, omogeneo, ma non duro né colloso; per questo occorre regolarsi “ad occhio” con la quantità di acqua.

Formare un panetto con la pasta ottenuta e ricavare dei filoncini.foto 1 (10)

Tagliare dei tocchetti di pasta e formare le orecchiette: bisogna premere con il coltello e trascinarlo sulla pasta; questa verrà poi appoggiata sul pollice a formare un “cappelletto”.foto 2 (10)

foto 3 (2)

Procedere così con le altre. Lasciar riposare le orecchiette per almeno 30 minuti e fare attenzione a non farle “attaccare” tra di loro (si possono lasciare anche una notte intera; l’ideale sarebbe prepararle il giorno prima).

foto (3)

Intanto lavare le cime di rapa, tagliarle e cuocerle in acqua salata per 10/15 minuti. Al temine della cottura, prelevare le cime di rapa e cuocere le orecchiette nella stessa acqua. Lasciarle al dente.

Preparare una padella con dell’olio e uno spicchio di aglio. Far saltare le cime di rapa e i pomodori tagliati a pezzettini. Versarvi poi le orecchiette e cuocerle per qualche minuto con il resto del condimento.

Volendo si possono aggiungere a fine cottura del pepe e del pan grattato…e il gioco è fatto!

foto 4

Il rustico leccese

14 martedì Gen 2014

Posted by salentinaincucina in Antipasti e aperitivi, Facilissimi e velocissimi, Ricette salentine, Uncategorized

≈ 7 commenti

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besciamella, pasta sfoglia, rustico, Rustico leccese

Una ricetta facile, velocissima, che soddisfa una delle tante voglie dei salentini fuori sede: il rustico leccese. Difficile da trovare al di fuori del Salento, è un “sole” di pasta sfoglia, con un cuore di pomodoro, besciamella e mozzarella. Un must per i leccesi e sicuramente una bella (e buona) novità per tutti gli altri. E’ un pasto veloce, che si inserisce perfettamente nelle abitudini salentine: si mangia in piedi, durante le pause dalle vasche serali sul corso cittadino, o a metà mattina, per smorzare (e ammazzare!!) il senso di fame…diciamo che non è il massimo della leggerezza, che non è lo spuntino ideale per chi è a dieta…però ogni tanto ci sta….e allora ecco la ricetta per farlo in casa!

Ingredienti

  • Un rotolo di pasta sfoglia
  • 300 gr di salsa di pomodoro
  • 300 gr di besciamella
  • Una mozzarella

Per la besciamella

  • 300 gr di latte
  • 30 gr di farina
  • 15 gr di burro
  • noce moscata q.b.
  • sale q.b.

Procedimento

Preparare la besciamella inserendo in una casseruola la farina con metà latte; mescolare per evitare la formazione di grumi. Aggiungere poi tutti gli altri ingredienti e il resto del latte e continuare a rimestare fino a quando la besciamella non si sarà addensata.

Con un coppapasta tagliare dei dischi di sfoglia e mettervi sopra la salsa di pomodoro, la besciamella e la mozzarella

Image

Ricoprirli con altrettanti dischi di pasta sfoglia, facendo aderire bene i bordi per evitare fuoriuscite in forno.ImageSpennellare infine con un uovo e infornare a 200 gradi per 20/25 minuti.

ImageImage

La brioche col tuppo (brioche vuota)

31 martedì Dic 2013

Posted by salentinaincucina in Dolci e biscotti, Lievitati, Prima colazione, Ricette salentine, Uncategorized

≈ 5 commenti

Tag

brioche, brioche da colazione, brioche siciliana, brioche vuota, brioches, brioches col tuppo, brioscia, colazione

foto 1

Uhmmmm!!! Che profumo speciale quello delle brioches in forno che invade la casa, che fa venire voglia di colazione, di affondare i denti in quella pasta morbida e calda!!!! Le classiche brioches vuote e tondeggianti sono per me un po’ come le madeleines di Proust: un morso che mi riporta indietro ai tempi del liceo e dell’università, quando quella  brioche vuota era la colazione che (ogni tanto) mi concedevo al bar!!!
Che delizia! Ho dovuto lasciare il sud per rendermi conto che questo dolce così poco zuccherato, ma altrettanto appagante, non si trova facilmente in tutta Italia! A Lecce è chiamata semplicemente “brioche vuota”, in Sicilia è la mitica “brioche col tuppo” (italianizzata come “brioscia”), spesso destinata ad racchiudere morbide palline di gelato…ma io la preferisco con un semplice caffellatte, con il suo aspetto così invitante e rassicurante…
Ed è per questo che, vivendo da anni al nord, ho deciso di fare queste delizie in casa, tentando di riprodurre quel profumo e quel gusto dei tempi spensierati. Non è stato facile reperire la ricetta “giusta”, ma, prova di qua, prova di là, finalmente ce l’ho fatta…e i risultati sono stati all’altezza delle aspettative!!

Eccola qua!

Ingredienti

  • 500 gr di farina
  • 100 ml di latte tiepido in cui sciogliere il lievito
  • 35 gr di lievito madre secco (o 15 gr di lievito di birra)
  • 3 uova
  • 80 gr di zucchero
  • 90 gr di burro morbido
  • un pizzico di sale

Procedimento

foto 3

  • Impastare per almeno 10 minuti (meglio se con l’aiuto di un impastatore o una planetaria; benissimo anche il Bimby)
  • Far lievitare l’impasto per almeno tre ore
  • Rompere la lievitazione e formare delle palline da 80/90 gr l’una; crearne poi delle altre più piccole (tuppo) che andranno inserite sulle prime
  • Far lievitare ancora 45 minuti
  • Spennellare con un uovo
  • Infornare a 180 gradi per 20 minuti fino a doratura (e intenso profumo) delle brioches.

Volendo si può dare all’impasto una forma più originale!!

foto

La pasta di mandorle

31 martedì Dic 2013

Posted by salentinaincucina in Dolci e biscotti, Ricette salentine, Uncategorized

≈ 9 commenti

Tag

agnello di pasta di mandorla, dolci di pasta di mandorle, faldacchiera, mandorle, pasta di mandorla, pasta di mandorle, pasta reale, pesce di pasta di mandorla

A Lecce non è Pasqua o Natale senza pasta di mandorla, in forma (a seconda dell’occasione) di agnellino o di pesce. Si tratta, ovviamente, di una tradizione dolciaria che si fonde con quella religiosa. La pasta di mandorla, infatti, è uno dei tipici dolci leccesi, diffusosi nei conventi femminili tra XVII e XVIII secolo. Le forme di agnello e di pesce fanno riferimento alle tradizioni protocristiane in cui il Cristo era rappresentato come agnello sacrificale o come pesce. Quest’ultima usanza era un modo per sfuggire alle persecuzioni cristiane, usando un “linguaggio in codice”: il pesce, in greco “ichtús“, aveva le stesse iniziali del nome greco di Iesùs Christós (I-Ch), motivo per cui il Cristo venne spesso rappresentato in forma di pesce.
La tradizione vuole che la pancia del pesce sia riempita dalla “faldacchiera“, un misto di uova cotte a fuoco lento, confettura di pere e pezzetti di cioccolato.
La mia versione, però, rivisita la ricetta originale, per cui, all’interno del pesce, mi piace inserire del pan di Spagna con una bagna di arancia o del liquore “Strega”, accompagnata a del cioccolato fondente a pezzi, gherigli di noci e confettura di frutta (o -blasfemia per i puristi della tradizione!- anche crema gianduia o Nutella)….in ogni caso ottimo per tutti i gusti!!

Ingredienti per la pasta di mandorle

  • 300 gr mandorle di ottima qualità
  • 300 gr zucchero a velo
  • 30 gr acqua
  • un cucchiaino di latte di mandorla (facoltativo)

Ingredienti per il ripieno

  • 40 gr pan di Spagna (o biscotti secchi)
  • Bagna all’arancia o liquore “Strega” q.b.
  • 3 cucchiai di confettura di pere
  • 50 gr cioccolato fondente in pezzi
  • 50 gr gherigli di noce

Serve inoltre uno stampo a forma di pesce (per il Natale) o di agnello (per la Pasqua)

Procedimento

Frullare con un robot da cucina le mandorle; aggiungervi poi lo zucchero e, gradatamente, l’acqua continuando a frullare fino ad ottenere un composto liscio e compatto, lavorabile con le mani.

foto 2

Ricoprire lo stampo con della pellicola per alimenti e stendervi la pasta di mandorle.

Passare il pan di Spagna nella bagna e adagiarlo sulla pasta di mandorle insieme al resto degli ingredienti.

Richiudere il pesce e capovolgerlo su un piatto da portata.

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